“È questa libertà spirituale che nessuno può portarci via a dare un senso e uno scopo alla nostra vita”.

~ Viktor Frankl ~

L’attuale contesto globalizzato ha evidenziato tutti i suoi limiti, ma forse si sono ancora di più evidenziati quelli relativi alle capacità di gestione di una situazione tanto inedita e inusuale come quella attuale, sconvolta dalla pandemia. Si è evidenziato, infatti, come essa non possa in alcun modo essere gestita efficacemente se si guarda ai problemi con uno sguardo puntuale, circoscritto.
Chi si trova a fronteggiare le difficoltà che si generano in un contesto come quello attuale non può servirsi solo di una visione specialistica!
Oggi più che mai servono persone in grado di avere una visione allargata, generalista (dal francese généraliste: concetto connesso con una visione olistica dei processi) dei problemi, che sappiano affidarsi ai diversi specialismi, però non in modo puntuale, al bisogno, ma in modo sistematico e continuativo, costituendo network allargati di competenze.
In questo contesto sono necessarie persone che sviluppino capacità di fare sintesi e generare equilibri sostenibili e temporanei.
Questa capacità è estremamente importante anche per il mondo delle organizzazioni. I manager di oggi e, soprattutto quelli di domani, non potranno prescindere dallo sviluppare la capacità di trascendere l’attuale, il visibile, il certo. Essere in grado di trascendere è una capacità di chi apprende, innova, trasforma le avversità in opportunità di miglioramento.
La pandemia ha generato un tempo sospeso, che ha evidenziato in modo chiaro come essere resilienti non basti e, anzi, che alla lunga possa diventare addirittura fallimentare. C’è un momento, infatti, in cui si deve saper andare oltre l’equilibrio esistente, generare nuovi modi di pensare il presente.
Perché allora parlare di trascendenza? Perché la trascendenza è radicata nella nostra spiritualità̀ e a sua volta, la spiritualità̀ è la parte dell’umanità che ci distingue da tutte le altre specie, come sosteneva Viktor Frankl.
E se in psicologia l’autotrascendenza, come capacità personale dona all’individuo ciò che Maslow definisce “esperienze culmine”, per cui si va oltre le preoccupazioni personali per osservare cosa succede da una prospettiva più ampia ed elevata.
Allora la trascendenza come nuova capacità manageriale diventa la capacità di cogliere con attenzione e sensibilità il contesto nel suo insieme per poter agire in modo istituzionale andando oltre il conosciuto, percorrendo strade nuove e meno battute oppure culturalmente precluse.
L’essere in grado trascendere non è una capacità individuale, ma deve essere costruita con un network di persone esperte e competenti, attraverso relazioni di fiducia, consapevolezza, equanimità e gratitudine.
Immaginando un manager che pensa a una nuova impresa. Egli dovrebbe essere in grado di andare oltre le dimensioni dell’efficacia e dell’efficienza, per poter cambiare il modo in cui vede e si relaziona con il mondo.
Dovrebbe affinare anche le proprie capacità per trovare le idee migliori e per risolvere i problemi in un mondo che ancora non esiste, ma che sia in grado di immaginare come esistente.
Oggi, spesso, il manager purtroppo si preoccupa maggiormente di capire come una nuova impresa potrebbe fallire, quindi riflettendo e utilizzando male le sue capacità.
Una mentalità trascendente crea opportunità, mentre la mentalità manageriale attuale rischia di spegnerle.