Riflettere è considerevolmente laborioso; ecco perché molta gente preferisce giudicare

Josè Ortega y Gasset

Siamo nell’era della rivoluzione digitale. La tecnologia ha cambiato le imprese e sta cambiando il lavoro, sia nella forma, sia nel significato.
Oltre a nascere nuove forme di lavoro, infatti, si sta modificando anche il modo di stare al lavoro, di essere lavoratori.
Perfino i luoghi di lavoro si stanno trasformando e si trasformeranno nei prossimi mesi.
Contemporaneamente si stanno trasformando profondamente anche le relazioni professionali e inevitabilmente anche quelle organizzative.
Stiamo vivendo un periodo storico denso di grandi cambiamenti e trasformazioni che sono cominciati negli anni settanta e che hanno trovato solide basi nella crisi degli anni novanta e nelle risposte alla crisi del 2008, come sostiene Srnicek.
Oggi questa trasformazione è ulteriormente sollecitata e accelerata dalla situazione contestuale, dall’emergenza sanitaria e dai suoi effetti a livello economico e sociale.

Differenza tra analogico e digitale

In quest’epoca, inoltre, si sta compiendo la transizione da un mondo analogico a uno digitale, o forse come dice Marra a una sovrapposizione tra «due modi di intendere il rapporto con la realtà».
La continuità del mondo analogico, che trova una sua trasformazione nella discrezionalità del mondo digitale, due modi di guardare, non necessariamente antitetici, la realtà che ci circonda.
La rivoluzione del digitale o digitalizzazione consiste proprio nella trasformazione di una grandezza continua (analogico) in una grandezza discreta (digitale). È proprio questa discrezione o misurabilità che le permette di essere processata in modo automatizzato con grandi vantaggi di tempo, costi e fatica umana.
Questo processo di automatizzazione non è possibile invece nel caso di una grandezza analogica, i cui valori, rappresentando un movimento nel continuo, mal si prestano ad essere gestiti con una routine automatizzata.

Maieutica nell’esperienza digitale

Se è vero, quindi, che analogico e digitale sono esperienze che si possono integrare, è importante valorizzare le modalità con cui si generano esperienze formative e di sviluppo in spazi analogici e digitali.
Oggi moltissime attività lavorative stanno trovando spazio nell’etere, non hanno più confini fisici e con esse anche le relazioni si stanno progressivamente modificando.
L’esperienza digitale, come già scritto precedentemente, è un’ esperienza a tutti gli effetti, pur essendo diversa da quella fatta in presenza nel qui e ora.
Questo suggerisce che le modalità che abbiamo sempre utilizzato per progettare e creare esperienze formative e di sviluppo in presenza, trovano, con qualche accorgimento, compimento anche nella progettazione di esperienze formative e di sviluppo digitali.
Per noi il metodo maieutico è sempre stato il punto di partenza per progettare ogni nostra attività. Noi siamo sempre stati convinti dell’importanza di generare spazi di esperienza dove i nostri partecipanti potessero provare ad allenare le loro capacità personali, supportandoli nel far emergere ed esprimere le proprie potenzialità.
Siamo convinti che anche nell’esperienza digitale sia fondamentale mettere a disposizione dei partecipanti degli spazi che permettano loro di sperimentarsi e scoprire le loro potenzialità.
Il metodo maieutico a nostro avviso è un metodo particolarmente efficace nell’aiutare a progettare esperienze formative e di sviluppo digitali, perché mette i partecipanti nella condizione di agire in prima persona, generando apprendimenti significativi e duraturi.
Attraverso una serie di attività, anche scomode, che portano a riflettere sulla portata di concetti dati per scontati e sulle contraddizioni che serbiamo o sulle convinzioni infondate che abbiamo, il metodo maieutico permette di eliminare il troppo e il vano da ciò che si pensa; e infine permette di giungere a un nocciolo, che se anche non è mai definitivo o assoluto, rappresenta un punto nostro, coerente con le nostre credenze e valori autentici. Per altro al metodo maieutico affianchiamo la dimensione esperienziale, creare spazi virtuali di allenamento alle relazioni, alla realtà mediata e a forme nuove di collaborazione.